Judu Ampolla
Il mirto sardo artigianale del Montiferru "Judu" è prodotto da piante spontanee provenienti da mirteti del territorio del Montiferru, raccolte a mano, lontane da fonti di inquinamento.
Colore: rosso scuro con riflessi violetti, profumo intenso ed evoluto, aromatico con note balsamiche di sottobosco e macchia mediterranea, caratterizzato dal gradevole e deciso caratteristico aroma, è ritenuto un ottimo liquore con proprietà digestive.
Infusione: infusione a freddo in alcool delle bacche mature, lasciate a macerare per circa due mesi, con l'utilizzo di maceratoi rotativi in acciaio, poi pressate e filtrate, senza macinarle in quanto i semi darebbero un gusto eccessivamente tannico al liquore.
Diluizione e affinamento: la diluizione è fatta con acqua delle vicine fonti di San Leonardo, zucchero e senza alcuna aggiunta di aromi e/o coloranti; l'infuso ottenuto avrà un colore rosso porpora-violaceo, simile a quello delle bacche. Il processo termina con un periodo di affinamento in tini di acciaio per altri 2 mesi.
Dati tecnici: grado alcolico 32% Vol
Curiosità: Molto apprezzato sia dai Romani sia dai Greci, i quali facevano risalire l'origine del nome a Myrsine, favolosa fanciulla Attica che fu uccisa da un giovane rivale, da lei battuto nei giochi ginnici; la dea Pàllade allora la trasformò nell'arbusto che da lei prese il nome di Mirto. Altri, fra cui il francese Lobelius, medico e botanico del XVI secolo, volevano che il nome Myrtus fosse derivato dall'allusione al piacevole odore, simile alla Mirra, che emana dalle sue bacche. La mitologia fa del Mirto la pianta grata a Venere, alla quale era offerto come simbolo di bellezza, onore e gloria eroica, e, infatti, il vincitore degli Elèi, popolazione greca del Peloponneso, entrava da trionfatore nel tempio di Venere con il capo cinto da una corona di Mirto. Anche i Romani lo donavano in premio ai guerrieri valorosi, e di questo si trova notizia negli scritti di Plinio. Più tardi, nei secoli che precedono il cristianesimo, il Mirto diventa l'albero propiziatorio per la casa dei giovani sposi ed è perciò la pianta tipica delle feste nuziali Romane. Pare inoltre che il Mirto fosse considerato come pianta sacra a Bacco, ritenendosi che servisse a ostacolare le esalazioni alcoliche del vino, uso di cui si trova conferma in Aristòfane, antico commediografo greco. La pianta del mirto “Myrtus communis L.”, appartiene alla famiglia delle Myrtacee ed è diffusa in tutta l’area del Mediterraneo.
In Sardegna esistono vastissime aree in cui il mirto cresce spontaneo ed abbondante, a livello del mare e ad altitudini montane. La fioritura avviene tra la fine di maggio e la prima metà di luglio mentre la maturazione delle bacche è compresa tra la fine di novembre e la prima metà di gennaio. La raccolta delle bacche viene fatta a mano o con l’ausilio di un pettine. I frutti, dai numerosi piccoli semi reniformi, sono di colore nero-blu (melanocarpa, dal greco mélanos = nero), anche se si possono trovare varietà con frutto bianco (leucocarpa, dal greco leukòs = bianco), entrambe descritte già da Dioscòride, medico e botanico greco. In diverse parti della Sardegna, vegetano alberi maestosi di mirto che costituiscono dei monumenti vegetali, naturali e paesaggistici, con dimensioni straordinarie.
Il mirto è una pianta officinale, dalle bacche e dalle foglie si ricavano essenze molto importanti quali: tannini, resina e olii essenziali, con proprietà antinfiammatorie, antisettiche disinfettanti, carminative ed antifermentative. Nome Sardo: Murtizzu, Mulsta, Multa, Muta, Murta urci, Murta durci, Murta ucci, Martauccia, Mirtu, Murta, Mustha, Murtha, Musta, Mèrgiu, Murtin.